Miriam Orlandi, 42 anni, osteopata e centaura, innamorata della vita, della strada e della sua indipendenza parte per le americhe nel 2008 e con la sua BMW percorre 52.000 km in solitaria. Un interminabile viaggio che tuttora continua con la pubblicazione del libro sulla storia della sua avventura.
1- Qual è l’origine della tua passione per la moto?
Ne ho sentito passare una quando avevo 7 anni, sono corsa a guardarla parcheggiata e da li ho deciso che da grande ne avrei avuto una tutta per me.
2- Quando hai iniziato a viaggiare su due ruote e con che tipo di mezzo?
In bici a 3 anni (Graziella), poi in motorino a 14 (Boxer -antenato del Ciao per capirci) poi in moto a 19 (Moto Morini Kanguro 350 -bicilindrico enduro)
3- In che modo è nata l’idea del lungo viaggio attraverso le 3 americhe?
E’ nata da sempre, da quando andavo in bici fino al lago e percorrevo 50 km per fare un giro. Le americhe perchè sono un unico continente, grande, da un polo all’altro.
4- Quali paesi hai toccato, in quanto tempo e con che moto?
Argentina, Uruguay, Brasile, Cile, Perù, Ecuador, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala, Messico, Usa, Canada, Alaska ( che è comunque Usa).
Il tutto in 23 mesi, con 52.000 km percorsi su una BMW r 100 gs del 1992 con 110.000 km alla partenza. Ed oggi 187.000 (per ora)
5- Che procedura hai seguito per fare arrivare la tua “compagna di viaggio” in America?
L’ho spedita in nave da Genova e ritirata a Buenos Aire anche se con un diversi imprevisti burocratici nonostante il mio spedizioniere avesse garantito che non sarebbe accaduto.
6- Una donna sola e la sua moto in giro per il mondo è un’immagine piuttosto inusuale: come ti hanno accolta le comunità locali?
‘Locali’ nelle americhe benissimo, ‘locali’ in Italia un pò peggio: diffidenti, pregiudizi, increduli ..nelle americhe ero un viaggiatore e basta.
7- Immagino non sia filato sempre tutto liscio anche dal punto di vista meccanico: come hai risolto gli inconvenienti legati alla moto?
Si impara, si impara tutto: si impara a camminare, a scrivere, a leggere ed anche ad aggiustare una moto , visto che era necessario imparare ho imparato sul campo, al momento, quando ce ne è stato bisogno.
8- Quanti km facevi in media al giorno e dove alloggiavi?
Nessuna media, solo la voglia di andare o di fermarmi determinava le mie tappe. Campeggio, hotel senza stelle o con tante stelle sopra di me .. e via via contatti di amici incontrati per strada che mi inviavano nei luoghi più disparati a casa di amici e parenti.
9- Hai condiviso alcuni tratti del tuo lungo viaggio con altri viaggiatori incontrati sulla strada?
Solo una settimana, e mi è bastato : meglio soli che mal accompagnati.
10- Come si prepara un bagaglio essenziale per affrontare un viaggio di quel tipo?
Sapendo cosa ti serve e cosa è indotto dalla tua cultura: 2 magliette estive e 2 invernali, un polartech, un pantalone modulare, un sandalo multiuso e dei buoni stivali da moto che ti possano far anche camminare per lunghi tratti senza essere scomoda.
11- Qual è la sensazione dominante che accompagna un viaggio così lungo e impegnativo ‘on the road’?
Forse 2 anni di viaggio non hanno una sensazione dominante…bè si,forse una si: quanti pregiudizi, quante cose ho da imparare.
12-Senti di essere cambiata in qualche aspetto del tuo carattere grazie a questa esperienza?
Sono più me stessa, ho meno paura di esser quel che sono in qualsiasi situazione.
13-Recentemente è stato pubblicato il tuo primo libro ” Io parto”: dove è possibile reperirlo?
E’ un libro auto-prodotto, quindi occorre richiederlo direttamente allo stampatore “LA COMPAGNIA DELLA STAMPA”.
14- Un consiglio, il più importante che potresti dare a chi volesse intraprendere un’esperienza simile alla tua?
Improvvisare, improvvisare, improvvisare!
15- Se potessi partire domani per realizzare il tuo prossimo sogno: dove andresti?
Il mio prossimo sogno non è partire, quello ormai è realtà, quello si chiama “ioParto”. Il mio prossimo sogno lo saprete non appena si realizza .. comunque .. KIRGHISTAN è interessante.
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