Sull’arte di fare la valigia o il bagaglio essenziale (parte prima)

Difficile definire un bagaglio perfetto. Di certo si avvicina alla perfezione quel bagaglio di cui utilizzeremo tutto il contenuto senza che risulti un inutile fardello. Pare che ognuno di noi metta in valigia le proprie paure. Più pesante sarà il nostro bagaglio più numerose saranno le paure legate a quel viaggio e, in particolare, alla quota di ignoto a cui stiamo inevitabilmente andando incontro.

ESSENZIALE : spesso si confonde questo termine con qualcosa che ha che fare con la “pochezza”, in realtà essenziale significa fondamentale, indispensabile, necessario.

Ovviamente non esiste una regola che valga per ogni meta. Di certo, più la permanenza e il viaggio sono lunghi o impegnativi, più il nostro bagaglio assumerà un’importanza strategica.

SAPER VIAGGIARE LEGGERI E’ UNO DEI SEGRETI DEI GRANDI VIAGGIATORI.

Foto Taylor McCormick

Foto Taylor McCormick

Quale sarà il nostro guardaroba in viaggio?

Assumeremo le sembianze di facilmente riconoscibili turisti, con gli elementi classici della turisticità?  Oppure tenteremo di essere neutri nel nostro presentarci ad un paese altro?

Se scartiamo la prima opzione, la prima regola per orientarsi verso la neutralità è tentare di fondersi con l’ambiente circostante. Certo non potremo mai diventare invisibili ma puntare alla semplicità è sempre vincente.

Abiti comodi, tessuti naturali o comunque traspiranti, in abbinamento tra loro.

La seconda regola, se parliamo di viaggi al caldo, può essere riassunta in un motto: portiamo meno, laviamo di più.

Inutile ritrovarsi a metà viaggio con un bagaglio carico di indumenti da lavare. Facciamo in modo che il nostro bagaglio sia, più o meno, sempre portatore di capi puliti. Quello che non possiamo lavare autonomamente (es. biancheria intima usando un pezzetto di sapone di marsiglia che consiglio sempre di portare) lo affidiamo al ‘laundry service’ degli alberghi o a lavanderie esterne. In teoria, anche nel più sperduto villaggio o alberghetto ai confini del mondo conosciuto abbiamo la possibilità di far lavare i nostri indumenti. A volte, e questo può trasformarsi in una esperienza, possiamo anche permutarli. In alcune parti del mondo non è raro incontrare abitanti locali che sarebbero felici di scambiare oggetti, dal banale pareo agli occhiali da sole, ecc…

Detto questo, resta comunque la questione: COSA METTO IN VALIGIA?

Alcune persone preparano una lista nei giorni precedenti alla partenza e poi fanno il bagaglio seguendo le indicazioni di quest’ultima.

Altri mettono e tolgono fino al limite dell’esaurimento.

Altri ancora riservano il tempo dedicato alla valigia all’ultimo momento avendo chiara l’idea di cosa devono portarsi. (io faccio parte di questa categoria)

Ricordiamo sempre che quello che mettiamo in valigia rappresenta le nostre paure e proviamo a liberarcene.

Proviamo, tentiamo, sperimentiamo in che modo si può sopravvivere lontano da casa con pochi indumenti, pochi accessori e molta voglia di incontrare noi stessi.

Partire ci leva il tappeto da sotto i piedi e siamo costretti a cercare un equilibrio che non sappiamo dove trovare. Viaggiare significa anche separarsi. Da ciò che ci è famigliare. Dagli oggetti e dai soggetti della nostra quotidianità. Da ciò che, a nostra insaputa, ci contiene.

Il bagaglio può anche apparire come una banalità, chi di noi non sa farlo? In realtà il “fare la valigia” è un elemento che mette in luce la Forma mentis del viaggiatore che è in noi. E chi non ha mai provato l’angoscia di aver dimenticato a casa qualcosa che riteniamo necessario? Poi, a meno che  l’oggetto  in causa non fosse il passaporto o la carta di credito, ci accorgiamo che nulla è veramente insostituibile.

Più cose lasciamo a casa, più scopriamo parti di noi che non sospettavamo di avere. Autentiche rivelazioni, sopite dietro la disarmante abitudine alle cose, nel momento in cui ce ne priviamo ci accorgiamo che non ci servono.

TERZA REGOLA: mentre pensiamo di aver concluso la nostra prima ‘operazione bagaglio perfetto’, chiediamoci nuovamente se davvero tutto quello che abbiamo inserito è necessario. E’ essenziale?

Forse no. E alleggeriamo ancora. Senza paura. Sapendo che il pezzo di mondo che vedremo saprà rivestirci di sè !

Lasciatemelo dire : è matematico !

Meno porteremo, più saremo disposti a incontrare parti di noi e del mondo sconosciute.

QUARTA REGOLA: occorre avere con sè gli abiti, gli indumenti che assomigliano al nostro viaggio e meno porteremo più ci accorgeremo che gli indumenti scelti che a casa sono un elemento tra tanti, in viaggio assumono le caratteristiche dell’indispensabile. Una parte del viaggio stesso. E soltanto al ritorno ci accorgeremo di quanto quei vestiti, quei pochi indispensabili oggetti siano stati caricati di un significato ulteriore.

Quei pochi indumenti, quegli oggetti scelti prima di partire diventano i compagni del viaggio. Quel pantalone o quella gonna che insieme a noi hanno vissuto, toccato, sperimentato i luoghi del viaggio. Che ci hanno fatto compagnia, che sono stati sempre con noi. Necessari, utili, fedeli. E al prossimo viaggio ce ne ricorderemo. Quelli saranno gli abiti da viaggio. e ad ogni spostamento si sovrappone uno strato ulteriore di significato.

Esiste un’esperienza simile nel quotidiano che si può paragonare?

Cerchiamo di pensare a qualche oggetto o indumento a cui siamo particolarmente affezionati.

Di certo, legato a quell’oggetto, esiste la presenza di un ricordo. Nella valigia dell’essenzialità ogni oggetto viene caricato di un valore aggiunto. Unico dettaglio negativo: probabilmente riguardando le fotografie a distanza di tempo vi sembrerà di essere sempre nello stesso posto perchè sarete vestiti, più o meno, sempre nello stesso modo. Poco importa.

Franco La Cecla, antropologo, nel suo “Jet-lag. Antropologia e altri disturbi di viaggio” (Bollati Boringhieri) ci insegna: “Nello stretto indispensabile del viaggio è sottesa anche la sfida del ‘che cos’è lo stretto indispensabile?’. Mi serve davvero questo terzo paio di pantaloni? Questa gonna che ripiego con cura in valigia, la metterò mai? Le nostre valigie sono lo specchio di quante immagini di noi vogliamo portarci appresso. Di noi con sullo sfondo i luoghi familiari”.

Poi non importa se piegate, arrotolate, sovrapponete, usate sacchetti, dividete a scomparti. Questo tipo di organizzazzione non è fondamentale se lo scopo non è più portare con sè  il  ‘sè ‘ che conosciamo.

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