Claudio Piani: così ho raggiunto l’Indonesia senza aerei

Claudio Piani è di Milano, ha una vita soddisfacente, degli amici, una famiglia unita, un lavoro che ama ma comincia a sentirsi stretto nel periodo di tempo che gli permette di viaggiare per 2 mesi all’anno. Vuole più tempo, vuole stare sulla strada più a lungo. Parte dall’Italia e raggiunge l’Indonesia senza prendere aerei. Questa la storia della sua lunga traversata.

claudio piani

Ciao Claudio, a quando risale l’inizio dei tuoi viaggi?

Ho iniziato a viaggiare sin da piccolo, scorrazzato in giro per l’Europa da mamma e papa’ a bordo della nostre varie macchine. Prima Francia e Svizzera, poi Spagna e Portogallo ed infine il giro dell’intera Scandinavia. Viaggiavamo sempre e solo in macchina, papa’ organizzava degli itinerari bellissimi che ci portavano spesso fuori dalle classiche rotte turistiche. A 17 anni inizia la mia “carriera” di viaggiatore solitario. Ogni estate mi prendevo due mesi di ferie e partivo per nuove mete, generalmente da solo e spesso accompagnato dalla mia Peugeot 307. Dopo 10 anni esatti, ho visitato tutte le nazioni europee, sempre spostandomi in macchina o treno. Tra i viaggi piu’ belli: da Reykiavik ad Atene in macchina nel 2010, il Cammino di Santiago de Compostela nel 2011, la Norvegia in bicicletta nell’estate 2012.

Agosto dello scorso anno sei partito per un lunghissimo viaggio via terra che ti ha visto partire dall’Italia e arrivare in Indonesia: come sei arrivato all’idea?

L’idea del viaggio è nata in maniera imprevedibile. Vivevo una vita soddisfacente a Milano: il lavoro che desideravo, tanti amici, una famiglia unita, ma sempre con il morboso desiderio di viaggiare. Sentivo che viaggiare solo due mesi d’estate, cio’ che mi permetteva il lavoro, non mi bastava piu’. Sentivo il bisogno di viaggiare piu’ a lungo ed in maniera ancor piu’ incerta ed avventurosa. Da qui ho inziato a maturare l’idea di attraversare l’Asia e poi raggiungere l’Australia per guadagnare I soldi spesi durante il viaggio.

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Quanto tempo sei stato in viaggio, quali stati hai attraversato e quanti chilometri hai percorso?

Ho impiegato 139 giorni per attraversare l’Asia. Poi sei mesi in Australia. La mia prima fermata e’ stata in Polonia, poi sono entrato a piedi in Bielorussia e poi Russia, Mongolia, ancora Russia, Cina, Hong Kong, Macau, Cina, Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore, Indonesia ed infine Australia. Non ho realmente idea di quanti chilometri ho percorso…indicativamente 20/25.000

Con che mezzi di trasporto ti sei mosso?

I mezzi di trasporto sono stati vari e spesso sono stati la parte piu’ colorita e divertente del viaggio. L’idea base era prendere il mezzo di trasporto meno costoso, ovvero quello che prende la gente comune. In Bielorussia e Russia ho usato il treno, la famosa linea transiberiana; in Mongolia mi sono spostato principalmente in autostop; in Cina treno per le lunghe tratte e bus locali per quelle piu’ brevi; nel sud est asiatico principalemente bus e piccole imbarcazioni per raggiungere le isole. In particolare in Laos ho preso una piccola moto per attraversare lo stato e poterlo visitare con piu’ libertà. In Australia mi sono sempre spostato in macchina invece.

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Qual è stata l’organizzazione per soste e pernottamenti?

Sinceramente non c’è stata alcuna organizzazione. Il giorno della mia partenza, il 6 agosto 2014, sapevo a grandi linee tutte le tappe che volevo fare fino a Pechino, poi sarei stato disposto a seguire il corso degli eventi. Cosi’ e’ stato… Ho seguito rigorosamente il mio piano di viaggio fino alla capitale cinese, dopo di che ho lasciato che eventi esterni o incontri interessanti determinassero il mio percorso. Se una città mi piaceva, mi fermavo di più, se incontravo qualcuno di interessante mi aggregavo a lui per 2/3 giorni. Tutto ciò ha reso il viaggio estremamente ricco di avventure. Stesso discorso per quanto riguarda il pernottamento: per le prime tappe avevo qualche contatto rimediato da Couchsurfing (che si e’ rivelato utilissimo), dopo di che mi sono trovato a svegliarmi ogni mattina senza sapere dove avrei dormito la sera stessa. Questo ha dato al viaggio una dimensione di totale libertà…

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Che procedure sono necessarie per ottenere i visti utili ad attraversare tutte le frontiere verso l’Asia?

I Visti sono stati sicuramente la parte più costosa del viaggio (che comunque e’ stato incredibilmente economico). I visti bielorusso, russo e cinese li ho presi nelle varie ambasciate a Milano, il visto vietnamita l’ho preso in Cina, nella città di Kunming, mentre il visto cambogiano e laotiano li ho fatti direttamente frontiera.

Uno degli aspetti più impegnativi della tua lunga traversata?

Sinceramente non ho trovato nulla di impegnativo nel mio viaggio. Sicuramente serve un buon spirito di adattamento e un po’ di esperienza in termini di viaggi, ma comunque niente di troppo difficile. Le parti che richiedono piu’ “sacrificio”  sono la Russia, la Mongolia e la Cina, dove, diversamente dal sud est asiatico, sono molto meno abituati a vedere turisti e stranieri in generale, l’uso dell’inglese e’ poco diffuso (talvolta totalmente assente) e spesso strutture per turisti e visitatori non esistono.

Hai deciso di partire da solo: quali sono i motivi della tua scelta?

Penso di viaggiare meglio da solo. Riesco a spendere meno soldi, posso fare più facilmente autostop, ho più tempo per pensare ai fatti miei e poi sono totalmente responsabile di ciò che succede. In più viaggiare da solo ti permette di entrare in contatto molto più facilmente con altre persone, le quali sono sempre più attratte a rapportarsi con una persona che viaggia da sola con pochi soldi e uno zainetto.

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Spesso si pensa che viaggiare da soli possa essere pericoloso: qual è stata la tua esperienza?

In 10 anni di viaggio, anche in localita’ “scomode”, non ho mai avuto esperienze negative di questo tipo. Anzi, sono sempre stato aiutato, in diverse situazioni di bisogno. Forse le uniche noie sono alcune frontiere, dove spesso la polizia si permette di chiederti qualche piccolo extra. Nello specifico di questo viaggio posso dire che il sud est asiatico e’ super sicuro e super facile da visitare, mentre in Russia e Mongolia, dove mi aspettavo un trattamento un po’ più rude, sono invece stato trattato in maniera stupenda da chiunque incontrassi… In Mongolia e Russia, per esempio, non ho mai dormito in ostello o albergo, ma sono sempre stato ospitato da qualcuno.

Dopo aver raggiunto l’Indonesia sei andato in Australia: come ci sei arrivato e quanto tempo ti sei fermato?

Sono arrivato in Indonesia a meta’ dicembre, con l’idea di stare li’ 15-20 giorni e visitarla. In realta’ arrivato a Batam Island da Singapore ho scoperto che la successive nave per Jakarta sarebbe partita solo cinque giorni dopo e quindi sono rimasto bloccato li per 5 notti. Non certamente un posto positivo ed accogliente. Proprio li’ ho perso la mia carta di credito e cosi’, raggiunta Jakarta ho deciso di anticipare il mio ingresso in Australia, prendendo due giorni dopo un aero per Adelaide. Avevo la necessita’ di lavorare e guadagnare dei soldi per continuare a viaggiare. Mi sono fermato in Australia per sei mesi, quattro dei quali passati a lavorare e due in viaggio, tra South Australia, Victoria, New South Wales e Northern Territory. Sono rientrato temporaneamente in Italia il 23 giugno, per fare da testimone al matrimonio del mio migliore amico. A ottobre sono tornato in Australia per compleatare il mio anno di visto e per poi riprendere a viaggiare da qui.

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Come hai vissuto il rientro in Italia dopo tanto tempo in giro per il mondo?

Il rientro e’ stato piacevole. Alcuni mi avevano messo in guardia parlando di una “depressione da rientro”… In realta’ sono stato benissimo. Certo l’adrenalina della strada manca moltissimo, la liberta’ di scelta anche, pero’ e’ bello rivedere casa, gli amici, la mia città. Tra l’altro abbiamo la fortuna di vivere in una delle nazioni piu’ belle e accoglienti al mondo.

Pensi che qualcosa in te sia cambiato dopo questa esperienza?

Incredibilmente. In sei mesi di viaggio ho rimesso in gioco tutti gli insegnamenti e tutti i dogma e le regole che la società occidentale ci impone sin dalla nascita. Sono arrivato alla banale domanda: ma dove sta scritto che quello che ci viene insegnato sia la “parte giusta” del mondo?? Vedere così tante persone diverse con così tante idee, vite e culture diverse cambia proprio la tua prospettiva di vedere le cose.


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